Dai, ma di cosa ti lamenti?

Dai, ma di cosa ti lamenti? – te lo sei sentito dire anche tu?

Maggio, lo sappiamo, è il mese della salute mentale.

E’ sempre facile parlare della salute mentale in termini generici o in riferimento agli altri. Ma quanti e quante volte partiamo proprio da noi?

Oggi, io ti racconto di me! Sono Valeria e sono la founder di Antsy 🙂 ma non sono qui per raccontarti la mia storia o i miei traguardi bensì i miei apprendimenti, i quali, gran parte delle volte, sono passati per enormi momenti di difficoltà, sconforto, periodi bui.

Prima di raccontarti delle cose, però, vorrei fare una premessa: sono una persona fortunata e lo so. Ne sono consapevole. Sono fortunata perché ho una bellissima famiglia (che come tutte le figlie ribelli ho comunque combattuto, ma questa è un’altra storia ed è stato comunque sano per la definizione del mio Io). Sono fortunata perché ho sempre avuto un buon rapporto con il mio corpo e con il cibo (elemento molto difficile ed importante in questi tempi di performance e paragoni costanti). Sono fortunata perché ho una fitta rete di persone intorno (famiglia, amici, amori). Sono fortunata perché sono nata in una parte del mondo in cui mi è stato concesso studiare, fare sport, realizzarmi, esprimermi.

Insomma, parto da una buona base. Proprio su questa base, per molti anni ci siamo sentiti dire “ma di cosa ti lamenti?” – Ecco qui che iniziano i traumi. Sono fortunata e quindi non mi è concesso star male, desiderare altro, volere qualcosa di diverso, ribellarmi, soffrire, provare dolore. Sembra quasi che, se la fortuna mi ha dato delle carte buone, anche se io dovessi perdere la partita devo gioire, ringraziare, sentirmi al top. Non posso dispiacermi per aver perso. Non posso decidere di giocare in un altro tavolo. Non posso decidere che quegli avversari che creavano un brutto clima non facevano al caso mio.

Sembra, in pratica, che avuta la mano buona, non puoi più cambiare la tua sorte. Perché… “dai, ma di cosa ti lamenti?”.

Così il senso di colpa di sentirti che vuoi troppo, che non dovresti sentirti insoddisfatta, che non dovresti lamentarti, che non dovresti sempre sottolineare ciò che non va, che non dovresti sperare in un mondo migliore, che non dovresti lottare per un cambiamento … ti mangia.

Inizi a sentirti TU quella sbagliata. Quella che è sempre infelice. Quella che non sa godersi le cose. E così per non pensarci, ti butti nella spirale del fare. Fare a tutti i costi. Perché se fai, ti illudi di creare il tuo mondo, le tue regole. A volte, addirittura, ti ribelli talmente tanto ad alcune regole che ne scegli alcune che non fanno al caso tuo pur di non sottostare a quelle di qualcun’altro.

Così è successo a me, intendiamoci. Ma so per certo che in molti sono nella mia stessa condizione.

Sono stata in una spirale di finta felicità, di non lamentela, di cercare di accontentarmi perché non potevo lamentarmi troppo a lungo. Fino a quando non ho rotto gli argini.

Rompere gli argini non è difficile, il difficile è poi prendersi il fiume che straripa, cercare di non annegare.

Se mi chiedi se ne sono uscita, se il fiume si è calmato… la risposta è NO. Sto ancora cercando di sopravvivere.

Però voglio raccontarti del primo dono reale che sento di aver raccolto: IL LUSSO DEL TEMPO.

Dopo circa 1 anno e mezzo dalla rottura degli argini, sono riuscita a fermarmi e chiedermi: se ho rotto gli argini, perché sto vivendo con le regole di prima? E quindi mi sono concessa TEMPO.

Ho iniziato a decidere dove e quando; se dormire o alzarmi; se lavorare o meno; se si, quante ore; se allenarmi e quando; se partire, quando e per quanto tempo; ho iniziato a scegliere i progetti in cui investire tempo; ho iniziato a scegliere le persone con cui trascorrere il MIO tempo.

Ho iniziato a rallentare, a respirare bene, a capire che iper-produrre non è altro che una nevrosi del nostro tempo e, che in realtà, non stiamo producendo un bel niente se non tanto stress. Ho imparato che non fare, significa fare meglio. Che riflettere, significa acquisire consapevolezza di ciò che si fa. Che osservare con distacco serve a vedere cose che non vedresti.

Nella mia vita dagli argini rotti, sta entrando calma, luce e consapevolezza. Nella mia vita dagli argini rotti, sta entrando un potere meraviglioso, a mio avviso il più grande possa esserci: LA POSSIBILITA’ DI SCEGLIERE.

Questo credo sia il dono più grande da fare a noi stessi: capire che possiamo scegliere la vita che vogliamo vivere; cambiare idea, opinione, rotta; cambiare sogni, desideri, amori, amici; cambiare città, lavoro, mondo. Noi possiamo scegliere, ma per scegliere bene c’è bisogno di consapevolezza.

Questa per me è salute mentale: scegliere consapevolmente.

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