MANGIARE MINDFUL: perché per fare la dieta devi andare dallo psicologo

Tutti conoscono a grandi linee quali sono gli alimenti che fanno bene (frutta e verdura) e quali invece sono più problematici per avere una composizione corporea  soddisfacente (cibi raffinati, , zuccheri semplici, alimenti conditi eccessivamente con grassi). Tutti sappiamo (forse non del tutto) che un aperitivo al bar, che una pizza con mezzo litro di birra, che i superalcolici, non son proprio alimenti irrilevanti per il mantenimento di un peso forma, eppure, in pochi secondi, la nostra mente pensa le diverse scuse e si concede tranquillamente, solo per una volta ovviamente, uno sgarro. Poi un altro e un altro ancora, e così via. Risultato? Mi demoralizzo, mi scoraggio e lascio perdere.

MANGIARE MINDFUL: perché per fare la dieta devi andare dallo psicologo

Perché siamo così attratti da cibo? 

I fattori sono molteplici, provo ad elencarne alcuni sinteticamente. 

Il primo è che il cibo è la prima forma di amore che si riceve dall’esterno nel momento in cui si nasce. E’ qualcosa di atavico, primitivo, rappresenta il legame con la madre, ma ha a che fare con la sopravvivenza. Oggi il cibo, nella nostra società assume significati diversi: può essere una forma di consolazione, un modo di socializzare e sentirsi in connessione con gli altri, un modo per gratificarci se facciamo qualcosa di positivo, oppure di punirci, nel caso opposto. Il cibo può creare dipendenza, può riempire un vuoto, può essere un’abitudine… 

Ora  mi soffermerei soprattutto su un aspetto: la mancanza di consapevolezza di ciò che sto facendo mentre mi approccio al cibo. Mangiare mindful significa riappropriarsi della capacità di autoregolazione. E come se il nostro corpo, per vari motivi, non riuscisse più a seguire i ritmi naturali e a distinguere quando ha veramente fame e quando, dati i numerosi stimoli a cui è sottoposto, si ha solo voglia di mangiare.

MANGIARE MINDFUL: perché per fare la dieta devi andare dallo psicologo

Cosa si intende per mindfulness?

Questo concetto, preso da John Kabat-Zinn, che a sua volta ha attinto alla tradizione spirituale orientale, ha a che fare con l’uso dell’attenzione, deliberato e non giudicante, nella vita, sia nell’ambito dell’alimentazione e in altri ambiti della vita quotidiana.

Per gran parte del tempo noi agiamo in modo “distratto” senza prestare attenzione a quel che facciamo, che mangiamo, pensando senza accorgerci di pensare, e sentendo senza accorgerci di sentire sia le nostre emozioni sia il nostro corpo.

Praticare la mindfulness significa prestare, almeno a volte, un po’ più di attenzione alla nostra esperienza, soprattutto quando la nostra distrazione ci porta ad agire in modo non costruttivo, o persino tossico e distruttivo.

Perché, quindi, andare dallo psicologo?

Certamente è primario fare riferimento alle Linee guida del Ministero della Salute , oppure alle indicazioni di un nutrizionista o figura professionale adeguata, ma poi, il problema è che le diete falliscono nella maggioranza dei casi, non perché non si sappia cosa mangiare, ma perché diventa difficile mantenere nel tempo gli impegni della dieta.

La strategia quindi è attivare la parte cognitiva ed emotiva con l’aiuto di un esperto,  (esiste un protocollo validato scientificamente, MB-EAT – Mindfulness Based- Eating Awareness Training, che applica i principi della Mindfulness al campo dell’alimentazione.

E’ noto che non si possono fare salti, non si possono fare miracoli  e non si deve avere fretta, portando l’attenzione su ciò che si sta facendo quando ci troviamo davanti al cibo, a livello di cognizioni e di emozioni. Tutto ciò che è alimentazione automatica piano piano lascerà il posto a comportamenti virtuosi.

Vista la complessità del percorso di ricomposizione corporea, e della facilità nell’abbandono del percorso, occorre un atteggiamento mentale positivo, di tranquillità (lo stress concorre all’alimentazione incontrollata), in cui saper mantenere un aspetto di giocosità nel prepararsi gli alimenti, nel cucinare con passione ciò che abbiamo programmato, nel sentire nuovamente il nostro corpo rifiorire, grazie alla capacità (da acquisire nel tempo), non tanto di fare un periodo di dieta, ma di entrare in una nuova mentalità di cura di sé e di miglioramento della propria alimentazione come nuovo stile di vita, da non abbandonare più.

Un primo passo verso il cambiamento

Infine, lascio un semplice ma difficile esercizio per cominciare ad essere mindful: L’esercizio della forchetta. Prepara il tuo cibo in anticipo, cercando di avere davanti cibi sani e adatti a te. Siediti con calma. Aspetta un minuto e poi inizia: un primo boccone e poi posa la forchetta. Assapora, mastica, respira. Adesso riprendi la forchetta e mangia il secondo boccone, poi posa ancora la forchetta. Assapora, mastica respira. All’inizio fai questo esercizio solo con il primo piatto, poi potrai continuare. Fammi sapere se funziona.

Se desideri ascoltare l’intera intervista vai sul nostro canale YouTube: “nel salotto di Antsy”

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