“Attenzione non riesco a concentrarmi”: Cosa sono i processi attentivi.
Quante volte ti capita di perdere la concentrazione? Magari di distrarti facilmente o di non riuscire a dedicarti ad un compito specifico per lunghi periodi, con conseguenze negative sulle tue prestazioni lavorative e/o accademiche. Tutto questo, se si considera che viviamo in una società che definisce il valore di una persona sulla sua produttività, potrebbe causare un sentimento di impotenza e di non efficacia con conseguenze negative sull’autostima.
Per comprendere meglio a cosa sia dovuto questa difficoltà di concentrazione può essere utile conoscere cosa sono i processi attentivi e come funzionano.
Che cos’è l’attenzione?
Innanzitutto partiamo dalla definizione dell’attenzione.
Si può definire l’attenzione come la capacità di mettere a fuoco gli stimoli rilevanti.
Scientificamente la si paragona ad un “filtro” che ci permette di selezionare le informazioni che ci servono o ci interessano in un determinato momento escludendo le altre.
È un processo cognitivo che ci consente di elaborare e dare significato a ciò che percepiamo, apprendiamo, ricordiamo o sperimentiamo, ed è fondamentale per il funzionamento cognitivo e il comportamento umano. Può variare in termini di intensità, durata e selettività a seconda del contesto e degli obiettivi individuali.
Quanti tipi di attenzione esistono?
Per migliorare l’attenzione può essere utile conoscere come funziona e come essa è costituita.
Oggi vengono riconosciute tre componenti attentive: attenzione selettiva, attenzione divisa e attenzione sostenuta.
Per attenzione selettiva si intende la capacità di prestare attenzione su uno specifico stimolo per un periodo di tempo prolungato. Essa può essere diretta in modo volontario oppure automatico. Nella vita di tutti i giorni capita spesso che i processi automatici e volontari siano compresenti. Ad esempio se abbiamo l’obiettivo di cercare qualcosa può succedere di essere distratti dalla presenza di un altro oggetto o di un altra informazione. Difatti durante un processo di attenzione volontaria l’attenzione può essere catturata automaticamente da altri e nuovi stimoli rispetto al nostro scopo e compito originario, questo fenomeno è definito focalizzazione.
Vi è poi l’attenzione divisa, che si riferisce alla capacità di prestare attenzione su diversi compiti contemporaneamente, essa è alla base dell’abilità del multitasking. Questa capacità dipende dalla natura dei compiti e dal loro livello di automatizzazione. Un compito è automatizzato quando è stato appreso e può essere svolto con un basso controllo attentivo. Ad esempio alla guida riusciamo a dedicarci anche ad altre attività, come ascoltare la radio, quindi guidare è un compito automatizzato.
Infine l’attenzione sostenuta si riferisce alla capacità di prestare attenzione ad un medesimo stimolo per un periodo prolungato di tempo. Questa componente è collegata alla nostra attivazione psicofisiologica, ad esempio ad aspetti come la motivazione, bisogni fisiologici (sonno, fame) ed emozioni. Inoltre l’attenzione sostenuta può diminuire quando gli stimoli diventano prevedibili, cioè non cambiano per lunghi periodi, ciò porta al fenomeno dell’abituazione che può causare una diminuzione delle risorse attentive investite nel compito svolto. In questi casi un cambiamento dello stimolo può aiutare a sostenere l’attenzione per lunghi periodi.
Quali cause ci sono dietro a problemi di attenzione?
Abbiamo esplorato insieme che cos’è l’attenzione, quali sono le sue componenti e come essa sia influenzata da una serie di fattori, sia esterni che interni.
Nel comprendere, infatti, le cause dietro a problemi d’attenzione è importante considerare come un eccesso di stimoli stressanti o alterazioni nei nostri stati emotivi possano impattare negativamente sulla nostra capacità di concentrarci.
Parlando di fattori esterni, situazioni sociali intense (o percepite da noi come ostili) e una sovrabbondanza di stimoli (come ad esempio un uso eccessivo di dispositivi digitali e social media) possono aumentare il livello di stress e di distrattori.
Questi fattori, insieme a predisposizioni interne (come stati emotivi intensi, disregolazione del sonno) contribuiscono a creare un ambiente che può rendere difficile mantenere l’attenzione.
Inoltre esistono condizioni psicologiche che possono alterare le nostre prestazioni attentive.
Nello specifico vi è una condizione che colpisce l’attenzione, la concentrazione e il controllo degli impulsi: il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (ADHD).
Le persone con ADHD manifestano difficoltà a rimanere concentrate, a organizzare compiti e a controllare il proprio comportamento.
Altri disturbi, come quelli depressivi e d’ansia, possono anch’essi incidere sulle nostre capacità attentive.
Nei disturbi depressivi, si verifica un calo del tono dell’umore che influisce sulla concentrazione e sui tempi di reazione.
Nei disturbi d’ansia, invece, c’è un’iperattivazione con un costante stato di allerta che può ridurre la capacità di concentrarsi su compiti specifici.
Una diagnosi accurata di tali condizioni può essere fondamentale per comprendere e affrontare le sfide legate all’attenzione. Organizzare le attività considerando queste variabili diventa cruciale per migliorare la produttività e il benessere personale.
In generale ridurre i distrattori, pianificare pause frequenti e concentrarsi su un’attività alla volta sono modi pratici per migliorare l’attenzione.
Se ti riconosci in questo articolo potresticonsiderare il supporto di uno psicologo per affrontare lo stress, potenziare l’autostima e sviluppare nuovi comportamenti funzionali, così da lavorare,insieme al suo aiuto,per migliorare la gestione delle sfide quotidiane e per raggiungere un equilibrio e un buon livellodi salute mentale.
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