Devo fare qualcosa ma voglia zero! Ti è mai capitato di dover fare qualcosa ma di non averne proprio voglia?
Supponiamo che tu debba imparare a parlare l’inglese ma di aver provato e riprovato con corsi, serie TV, canzoni e, chi più ne ha più ne metta, ma di non riuscire a farlo perché proprio non ti va e l’inglese proprio non ti piace.
Improvvisamente l’inglese con le sue parole corte e tronche e gli utilissimi “frasal verbs” diventano un’equazione matematica che tu proprio non riesci a decifrare.
Anche la sola idea di aprire l’agenda per inserire lo studio nella tua routine o di aprire il libro per iniziare a studiare potrebbe diventare una vera tortura. Devi farlo ma voglia zero.
Quando siamo “costretti” a fare qualcosa che non ci va, la voglia è zero perché i fattori e le sensazioni che entrano in gioco sono molteplici.
Rispetto ad un dovere obbligato potremmo provare diverse emozioni, correndo il forte rischio di bloccarci in situazioni che tendiamo o continuiamo a procrastinare. Oggi vedremo alcune di queste situazioni insieme e capiremo come agisce il coaching in base ad esse.
Il coaching potrebbe aiutarci a superare questa situazione di stallo e a direzionare lo sguardo sull’obiettivo riprendendo il focus sia sui grandi progetti che sulle più piccole azioni quotidiane, perché ci fornisce strumenti concreti per apprendere e correggere.
Innanzitutto bisogna comprendere perché dobbiamo fare qualcosa anche se la voglia è zero.
Se non vogliamo imparare l’inglese perché ci sembra noioso, ad esempio, potrebbe essere utile concentrarsi sul perché. Innanzitutto è necessario focalizzarsi sul vantaggio che otterremo quando impareremo l’inglese, quindi sul perché. Che io abbia bisogno di farlo per sentirmi più sicur* in un meeting o che io voglia visitare posti sconosciuti, che voglia farlo perché mi consentirebbe di crescere lavorativamente, ciò che conta è onorare il perché e quindi rendere giustizia al fine ultimo. Il perché offre possibilità diverse, apre la strada a nuove prospettive arricchenti e stimolanti.
È qui che il perché ci spinge a muoverci fuori dai confini già esplorati. Occorre stabilire con precisione a cosa mi serve fare qualcosa e quanto voglio farlo. Stabiliti i perché potremo pregustare la sensazione del nostro traguardo immaginando cosa ho ottenuto e pensare a come mi sentirò a obiettivo raggiunto.
Il coaching agisce anche andando a modificare un atteggiamento mentale: prendiamo il caso di una persona che vuole perdere o prendere peso e ha intenzione di iniziare a praticare un nuovo sport ma non ha voglia di farlo. In questo caso il coach ci aiuta a modificare la nostra predisposizione rispetto ad una attività e a cambiare le nostre abitudini quotidiane, creando una nuova routine. Il coach può aiutarci a focalizzarci sul vantaggio -piccolo o grande- che seguirà dopo ave appreso una nuova abitudine e ci aiuterà a notare i piccoli traguardi raggiunti, perché si sa, una volta raggiunto un piccolo traguardo possiamo ottenere cambiamenti significativi.
Le abitudini sono un piccolo stratagemma che il nostro cervello ha perfezionato, nel corso dei secoli, per consentirci di risparmiare energie (secondo la regola del minimo sforzo- massimo risultato) o ridurre i rischi e sono proprio le nuove e sane abitudini che ci aiutano a smettere di rimandare o addirittura a eccellere in alcune attività. “Questo accade perché quando impariamo qualcosa per la prima volta, l’informazione viene salvata nella corteccia cerebrale. Dopo averla ripetuta varie volte, l’azione imparata diventa routine. Le informazioni passano quindi […] alla base degli emisferi cerebrali. Qui vengono salvate come processi fissi e non possono essere più cancellate” (https://www.sanitas.com/it/rivista/convivere-oggi/il-cervello-ama-le-abitudini.html; Jahn) diventano perciò difficili da sostituire.
Le abitudini si formano associando un segnale ad una routine, con una conseguente gratificazione, quindi coltivando un bisogno che innesca un circolo. È questo il motivo per cui un fumatore sente il bisogno di fumare. Anche solo osservando un pacchetto di sigarette (il segnale), il cervello sente il bisogno di ricevere la ricompensa della nicotina, e se questa non arriva, il bisogno diventa ossessivo.
Il cervello azionerà quindi il pilota automatico e ci inviterà a percorrere una strada che già conosciamo, anche se questa è disfunzionale, nociva o innesca sensi di colpa.
Più l’esigenza di soddisfare un bisogno diventa forte, più gli agenti chimici e le strutture cerebrali si modificano. Il primo passo fondamentale per sradicare le abitudini malsane, come ad esempio la procrastinazione o l’eliminazione dei vizi, è quello di individuare il bisogno ossessivo e la nostra risposta automatica.
Se dobbiamo o vogliamo iniziare a fare qualcosa, è necessario stabilire sia il segnale che la gratificazione finale.
Nel caso dell’aspirante sportivo, ad esempio:
il segnale potrebbe essere indossare un oggetto che ci dia “la carica” prima di iniziare l’attività sportiva;
la routine potrebbe consistere nell’ annotare i kg raggiunti;
la gratificazione, concordata a priori, potrebbe essere concedersi un pasto abbondante.
Il segnale deve innescare il bisogno di una gratificazione e creare un’abitudine. Così ci permetterà di disinnescare un comportamento sbagliato e sostituirlo con uno più sano e funzionale.
Un altro motivo per cui dobbiamo fare qualcosa ma la voglia è zero, è perché spesso mancare l’obiettivo ci fa paura. Sostenere un esame all’università e aver paura di essere bocciati è una delle situazioni più emblematiche di questo tipo. Spesso queste condizioni, legate alle performance sportive, scolastiche o lavorative possono diventare situazioni senza una apparente via di uscita.
Il coaching ci aiuta a spostare l’attenzione da una proiezione totalmente catastrofica ad una arricchente:
- Cosa ci serve per ottenere un obiettivo?
- Quali sono le risorse di cui disponiamo o dovremmo disporre per farlo?
Il coaching ci aiuta a:
- porci domande differenti ed esplorative,
- creare piani d’azione efficaci e ritagliati su misura, nel pieno rispetto dell’essere umano e delle sue molteplici e infinite abilità e potenzialità.
Per concludere, quando la prossima volta ti troverai a dover fare qualcosa ma la voglia è zero, per prima cosa circoscrivi la situazione e chiediti: cosa non mi va di fare? Perché devo farlo? Quali saranno i vantaggi che otterrò a obiettivo raggiunto? Posso farlo da sol* o mi serve una guida che mi aiuti a organizzare e pianificare? E se sì, il coach fosse la figura di cui ho bisogno?
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