Vivere la competizione: Yoga e meditazione per gestire l’ansia da confronto.

La presenza di un avversario nello sport e la competizione che ne deriva è spesso lo stimolo per dare il meglio di noi stessi.

 

Negli sport di squadra l’avversario è il bersaglio contro il quale la squadra si unisce compatta: ne conosciamo il valore e i punti di forza, ne parliamo negli spoglaitoi e ci facciamo coraggio a vicenda nel momento di affrontarlo.

Negli sport individuali soppesiamo le qualità del nostro avversario al di là della rete o della corsia. I suoi traguardi diventano i nostri da raggiungere e superare.

Insomma la competizione non è altro che il confronto con l’avversario e lo stimolo che ne deriva.  È una parte integrante dello sport, qualunque sia lo sport che pratichiamo. Ci permette di lavorare sulle nostre paure,  far luce sui nostri dubbi e ci sprona  a migliorare i nostri punti deboli.

Non sempre siamo in grado di gestire la competizione e renderla positiva per la nostra performance. Siamo però consapevoli di doverla affrontare e la sua esistenza fa di per sé parte del gioco.

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Ma cosa succede quando l’avversario non è un elemento esterno? Quando la competizione scatta  tra elementi della stessa squadra?  

È così imbarazzante, a volte un tabù , ammettere l’invidia nei confronti di quelle persone che sono tutt’altro che avversari. Anzi!  Si tratta piuttosto delle persone che  ci hanno accompagnato nella preparazione dello spettacolo di fine anno, del match decisivo o della partita per la qualificazione. 

È proprio la vicinanza a queste persone, Il fatto di aver vissuto le stesse esperienze ,di essere stati sottoposti agli stessi duri allenamenti, a rendere inevitabile il confronto diretto e a farci sentire inadeguati quando i nostri risultati si dimostrano inferiori.

Per quanto mi riguarda, ricordo la competizione che nasceva tra noi allieve della scuola di danza:  il guardarsi allo specchio con il conseguente confronto di peso e altezza in età adolescenziale richiedeva un’ autostima non indifferente soprattutto per delle adolescenti.

Non solo, i ruoli all’interno dello spettacolo erano suddivisi a seconda delle capacità, caparbietà e rigore alla disciplina messe in mostra durante l’anno. Da lì non potevano che nascere delusione e un perenne confronto con la più vicina d’età e livello.

Chiarisco: nella mia scuola di danza era più che supportato l’incoraggiamento a tutte e ad ognuna indipendentemente dall’aspetto fisico ed alle capacità atletiche o velleità artistiche.

Eppure, ancora oggi  mi sembra di sentire una leggera ansia a ripensare al dubbio di non essere selezionata per un assolo a favore di una ballerina più promettente o spigliata.

Solo quando,molti anni dopo, mi sono approcciata allo yoga ho incominciato a risolvere questo conflitto interno. 

I.Praticando yoga, in particolare la meditazione, impariamo a gestire le emozioni:

1. Osserviamo  le emozioni così come arrivano senza giudicarle e senza giudicare noi stessi. Un sentimento, un’emozione non dovrebbe mai essere vista come positiva o negativa di per sé ma semplicemente osservata per quello che è.

2. Dopo aver osservato le nostre emozioni , riconosciamo che non sono permanenti. Nulla lo è. Con gentilezza e senza attaccamento le lasciamo andare oltre.

3 abbiamo così fatto spazio dentro di noi per nuove emozioni che prenderanno il posto di quella antica.

Così per esempio se sentiamo quella pungente sensazione di invidia verso un compagno di squadra non rifiutiamo e non allontaniamo l’emozione perché considerata negativa.

 Piuttosto,  ricordiamo che non siamo l’emozione che proviamo, senza identificarci con essa la facciamo andare oltre.

II. Il passo successivo è vivere lo yoga in modo da trasformare questa energia generata dal confronto e dalla competitività in energia positiva. 

1. Esercitando un sentimento di gratitudine prima di tutto verso noi stessi, le nostre capacità e le nostre specifiche qualità. 

Riconoscere i nostri pregi mette in luce tutto quello che possiamo apportare all’interno di una squadra, di un gruppo o del corpo di ballo.

2. Esercitando gratitudine verso coloro che ci circondano. Riconoscere l’immensa fortuna che abbiamo di essere circondati da persone dalle qualità straordinarie ci pone in una posizione privilegiata.  

3. Dando rilievo alle qualità che riconosciamo negli altri che e che vorremmo coltivare con positività tramite l’esercizio di meditazione o con l’aiuto di un diario di consapevolezza

4. Affidandosi al processo. Solo con continuità e lavoro costante sappiamo con fiducia di poter raggiungere I nostri obiettivi e superare i nostri limiti.

Concludendo, non dovremmo ostacolare quel sentimento a volte irritante generato dal confronto con chi lavora a stretto contatto con noi.

 Il segreto sta nel rivolgere questa energia a nostro favore vedendo il bello nelle qualità degli altri, coltivando l’autostima e lavorando verso una crescita personale  che sia di supporto a noi stessi, al gruppo o alla squadra.

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